Vale e Road – un’esperienza che mi ha cambiato la vita

 

Road, dolce compagna di vita – Marzo 2010

 

Eccomi qui, a raccontare la mia esperienza, la mia vita con Road, una vita che senza di lei non riesco nemmeno ad immaginare. Una fedele compagna che ormai fa parte di me, delle mie giornate allegre e di quelle tristi; una compagna che c’è sempre, anche nei momenti e nelle situazioni più difficili; i miei occhi, insostituibili e attenti, protettivi e rassicuranti; la mia ombra, l’altra parte di me.

Sono Valentina, e Road è la mia splendida guida ormai da 2 anni e mezzo. Road è una Labrador bionda che il 7 di aprile compirà 4 anni; proviene dalla Scuola Nazionale Cani Guida Per Ciechi di Scandicci, in provincia di Firenze.

Ricordo ancora quando avevo circa 13 anni, e dicevo che non avrei mai voluto un cane guida, perché sapevo già di affezionarmi troppo ad un cane visto che sono sempre cresciuta con questi splendidi animali in famiglia; allora dicevo che preferivo il bastone, che per lo meno c’è sempre, al massimo si rompe e ne compri uno nuovo.

Ricordo ancora quando, nel 2004, ho conosciuto il mio primo cane guida, anche se in passato ne avevo visto un altro di sfuggita: questo cane veniva da Scandicci sempre, ma mi lasciò una bruttissima impressione poiché buona parte era colpa del padrone. Il cane in questione era sporco, male odorava, era grasso, svogliato, in guida era pressoché una gran schiappa. Lì la mia convinzione di non voler un cane guida si rafforzò, poiché non volevo di certo un cane che appena poteva si addormentava, anche se ci fermavamo per 5 minuti su un marciapiede a parlare, oppure per un breve tratto in pullman di pochissimi chilometri.

Arrivò poi il 2005, io nel frattempo avevo iniziato il corso di orientamento e mobilità avvalendomi del bastone: conobbi un ragazzo simpaticissimo, Angelo, e la sua splendida labrador nera Mara, adorabile e ottima guida. So che nominandolo non gli creo problemi, poiché siamo amici e spero gli farà piacere sentire ciò che sto per scrivere.

Cominciai a fare molte domande ad Angelo, sul metodo di addestramento, su come lavorasse Mara, volevo sapere quanto il cane fosse affidabile e quanto lui si fidasse di lei. Mara viene da Scandicci anch’essa, così dopo un anno di riflessione, dopo che ebbi provato io stessa Mara in guida, e dopo averla vista lavorare tanto, arrivò la mia decisione: Angelo mi portò il modulo per fare la richiesta alla Scuola Nazionale Cani Guida Per Ciechi. Se non fosse stato per lui e per Mara, a quest’ora dubito che Road sarebbe qui dietro di me accoccolata a dormire.

All’epoca avevo quasi 17 anni, così mio padre mi fece da tutore: era maggio 2006 quando spedii la domanda; neanche un mese dopo, arrivò la prima risposta da parte della scuola, dove dicevano che avevano accolto la mia richiesta e che il prima possibile sarei stata chiamata per un primo colloquio alla scuola.

Nel modulo volevano sapere se avevo fatto già orientamento, per che tipi di strade mi sarei mossa con il futuro cane, dove abitavo, che mezzi avrebbe preso in futuro il cane con me, oltre a molte domande sul mio fisico, peso, altezza; inoltre volevano un certificato medico e un nullaosta da parte del mio comune.

Ad agosto 2006 arriva la seconda lettera da parte della scuola, in cui mi dicono che il 22 settembre devo recarmi a Scandicci per il primo colloquio: in me nacque ansia, paura, preoccupazione e tanta agitazione. Così andai alla scuola, e cominciarono a farmi un sacco di domande, a vedere documenti; poi abbiamo iniziato con una esplorazione di una stanza, poiché le due istruttrici incaricate di farmi il colloquio volevano vedere come me la cavavo nella gestione del mio spazio personale e con le cose che mi circondavano; poi siamo uscite e mi hanno vista muovermi col bastone; nel rientrare alla scuola una delle due istruttrici ha fatto da cane, e io dovevo stare attenta che non mi portasse nei prati, o non si fermasse ad annusare in mezzo alla strada; nel frattempo le due istruttrici volevano sapere cosa mi sarei aspettata io dal cane e in cosa mi avrebbe aiutata; poi mi hanno portata da un medico alla asl di Firenze, in quanto anche lui avrebbe dovuto dire se io ero o meno idonea per avere un cane guida; l’ultima prova la feci con un’istruttrice di orientamento e mobilità che volle vedere se sapevo attraversare al semaforo.

Infine prima di andarmene parlai con uno dei responsabili, che mi chiese se preferivo il labrador o il golden, e io dissi che preferivo il labrador.

Pochi giorni dopo arrivò la lettera che diceva che ero stata messa in riserva in quanto ero minorenne, e che avrei dovuto fare un corso di orientamento alla scuola, per perfezionarmi, prendere maggior sicurezza e per prepararmi al cane.

Nel marzo 2007 feci il corso accelerato di una settimana, dove migliorai tantissimo nell’utilizzare il bastone. Ma il mio obbiettivo era arrivare al cane, perché col bastone ero troppo lenta e mentalmente mi stressavo troppo.

Finito il corso fui di nuovo esaminata dalla commissione e mi fecero persino provare nell’area tecnica della scuola – un parco attrezzato per l’addestramento – a passeggiare con un cane guida al guinzaglio. In realtà lo avevano già fatto durante il primo colloquio, poiché entrambi erano i cani di una istruttrice che mi esaminò sia la primac che la seconda volta.

Prima di andare via mi dissero che avrei potuto benissimo prendere il cane a maggio, ma siccome ero ancora minorenne, avrei dovuto aspettare novembre dello stesso anno; infatti la lettera che arrivò a casa diceva che ero in riserva fino alla maggiore età.

Arrivò settembre e la mia ansia cresceva, volevo partire alla volta della scuola!

Ad ottobre fui accontentata, e arrivò l’ennesima lettera che diceva che dal 12 al 23 novembre sarei dovuta andare a Scandicci per effettuare il corso di affiancamento con il mio cane guida per 2 settimane.

Mi ricordo che arrivato novembre contavo i giorni, ero emozionatissima.

Arrivò il fatidico 12 novembre e io tornai alla scuola, che già sembrava la mia seconda casa, ed ero agitatissima e  non ero in me.

Purtroppo non ci dicevano chi sarebbe stato il nostro cane, poiché nel pomeriggio avremmo dovuto fare un’ultima prova per capire se avevano fatto gli abbinamenti migliori.

Prima di andare a pranzo ognuno di noi si è presentato al gruppo, dopodiché con un paio di istruttrici siamo andati a mangiare al ristorante.

Nel pomeriggio abbiamo fatto delle prove col bastone e con il dog-sim, un cane finto con le rotelle al posto delle zampe, la guida, il guinzaglio, e una coda che teneva l’istruttore e con la quale simulava il cane che annusava, che si piantava all’improvviso e che cambiava direzione.

Arrivò la sera, e sapevamo giusto qualche nome di cane e giocavamo a capire chi avrebbe avuto chi.

In stanza poi, ricordo che c’era una delle mie compagne che aveva fatto il corso di orientamento a settembre e che quindi conosceva i nomi dei cani che ci avrebbero consegnato. Ricordo che partì con l’elenco:

Panna, Patty, Rudy, Rex, Road...

Al nome Road, ebbi una specie di sussulto, e le chiesi di ripetermelo, e soprattutto se fosse maschio o femmina. Mi disse che era femmina, e io rimasi a pensare a questa fantomatica Road, senza saperne il motivo.

La mattina dopo, finalmente arrivò il momento di conoscere I nostri futuri occhi a 4 zampe: così ci portarono nell’area tecnica, e precisamente nella rotonda, un punto dell’area tecnica dove c’è uno spiazzo rotondo, circondato da una panchina tranne in un punto dove è aperto per entrarvi ed uscirvi.

Arriva l’istruttrice di Road e dice a me e ad una delle mie compagne di stanza: “Vale tu hai la Road, Simona tu hai la Rebecca”.

La mia prima risposta fu: “Lo sapevo, lo sapevo, me lo sentivo!”

Evidentemente eravamo legate fin da subito, chi lo sa?

Simona l’istruttrice, mi porta questa splendida biondona al guinzaglio e me la consegna. C’erano cani ovunque, chi tirava di qua, chi scodinzolava di là, chi non ci stava capendo niente. Io ero tra quelli che non capiva più nulla, non ci credevo.

A dir la verità Road poi non è che mi desse molte attenzioni, era presa dai suoi compagni di gioco e da tutta quella gente.

Inizialmente abbiamo familiarizzato con i cani e poi li abbiamo puliti e spazzolati. Piano piano se ce la sentivamo potevamo passeggiare con loro nell’area tecnica, al guinzaglio.

La mattina successiva abbiamo conosciuto la guida, per chi non la conosceva, e abbiamo imparato a metterla al cane e a muoverci usandola sempre nell’area tecnica.

Il giovedì finalmente siamo andati a Firenze, dove abbiamo cominciato a fare pratica con strade, attraversamenti, ostacoli di vario genere, e le persone, gli ostacoli peggiori.

Il sabato pomeriggio era dedicato alla conoscenza degli affidatari dei nostri cani, una festa con tanto di buffet e ringraziamenti. L’affidataria di Road mi ha regalato un suo giochino che tuttora conservo, e mi ha raccontato com’era la mia cucciolona di carattere.

Road era molto brava in guida, tant’è che le istruttrici dicevano che sembravamo in simbiosi, la coppia migliore, ma verso di me non dimostrava molta riconoscenza ne affetto. Ricordo che una mattina che ero seduta su una sedia sul marciapiede – sedie che portavamo dalla scuola col furgoncino – decisi di prendere l’iniziativa e di provare ad interagire con lei. Iniziai ad abbaiarle e lei mi guardò sbalordita, come se dicesse: ma che stai facendo?

Alla fine la cosa le piacque e mi salì in braccio con le zampe davanti. L’emozione per me fu fortissima perché mi scodinzolava, e cercava affetto da me.

Infatti da quel giorno le cose migliorarono molto. Unica cosa che comparve in tutti i cani dopo alcuni giorni, fu un inspiegabile attaccamento verso gli istruttori, come se cominciassero a capire che le cose sarebbero cambiate e allora loro si attaccarono agli istruttori per la paura di essere abbandonati.

Oltre a lezioni di pratica abbiamo anche fatto lezioni di teoria sulla pulizia dei denti, orecchie ecc; inoltre abbiamo imparato a dare loro le pasticche e a fare le punture, con la guida di una apposita veterinaria. Naturalmente le punture non le abbiamo mai fatte, ci ha solo insegnato una tecnica.

Ci hanno fatto anche una lezione sull’alimentazione del cane, e un’altra sul comportamento, con un etologo.

Con gioia e dispiacere, arrivò il venerdì 23 novembre e il giorno prima avevo firmato il contratto che mi affidava Road. Così siamo partite, insieme ai miei, e io non sapevo se essere felice, o se invece mi stavo prendendo una grossa responsabilità, forse più grande di me.

Sapevo che i primi giorni sarei stata il suo punto di riferimento, poiché conosceva solo me, ed era in una nuova casa. Infatti fu così, aveva occhi solo per me, mi seguiva dovunque. Ricordo che quella sera non fece pipì fino alle 10 di sera, con la mia più profonda preoccupazione.

Il giorno seguente in guida fu quasi un disastro, correva e si distraeva ma alla fine capii che aveva solo voglia di svuotarsi, infatti probabilmente l’ansia la portò ad avere un forte mal di pancia con conseguenze palesi.

Io andavo ancora a scuola e quindi spesso ero impegnata con lo studio. Road infatti il primo anno non ha guidato molto, al punto che mi stavo chiedendo se avevo fatto la scelta giusta sia per me che per lei.

Una volta diplomata cercai di dedicarle più tempo, di farla guidare e di farla correre nei prati. Il nostro rapporto intanto stava migliorando di giorno in giorno. Aveva imparato che le mie compagne di classe non potevano vedermi, così crescendo lei le ignorava, se loro la accarezzavano lei guardava da un’altra parte, oppure si spostava; aveva imparato che sopportavo sempre di meno andare a scuola, al punto che odiava anche lei la classe e gli ambienti circostanti.

Ad ottobre 2008 facemmo il primo controllo a Scandicci, e Road riconobbe subito la sua vecchia casa. In guida fu bravissima, fortunatamente l’anno di quasi ferie totale non l’aveva rovinata, l’unica cosa era che doveva dimagrire qualche chilo.

A marzo 2009 mi sono trasferita da Roma a Bologna. Lì mi sono resa conto di aver fatto la scelta migliore avendo preso Road, poiché ci siamo trovate entrambe in un posto nuovo, però ci conoscevamo, sapevamo i nostri tempi e il nostro carattere.

Insieme siamo andate alla scoperta di questa nuova città, splendida e molto facile da girare. I ristoranti e i bar lhanno sempre accettata senza fare storie, come se fosse la normalità.

Più io e Road uscivamo da sole, e più imparavamo a conoscerci, sempre più in simbiosi e sempre più unite. Da quando viviamo da sole è diventata anche molto più protettiva, se qualcuno passa vicino alla porta della mia stanza in studentato lei ringhia, se qualcuno suona il campanello all’improvviso lei abbaia, per difendermi, per difenderci.

Road ormai fa parte di me, è i miei occhi, andiamo in facoltà assieme, andiamo a trovare gli amici, passeggiamo, viaggiamo tanto. Road c’è stata anche nei momenti più difficili, quando avevo bisogno solo di conforto e di coccole; non sopporta vedermi piangere e non sopporta vedermi giù e allora viene lì con la sua allegria, mi dà le musate e si lamenta perché ha voglia di giocare e di divertirsi.

Siamo state anche all’estero assieme, abbiamo preso l’aereo, il treno, l’autobus, il pullman; è stata ad una laurea, in un ambulatorio, in un disco pub, ne ha viste parecchie assieme a me.

Road ha un carattere molto simile al mio e la cosa mi piace molto: siamo pigre, coccolone, lei è una gran giocherellona e solo con il tempo sta imparando che a volte non si può giocare e si lavora, è molto brava nel suo lavoro, ma solo se ne ha voglia, proprio come me.

Ora io voglio solo ringraziarla per esserci sempre, perché non mi dice mai di no, perché è sempre pronta a darmi una mano, perché devo cominciare a fidarmi più di lei, e a volte non lo faccio.

Come un paio di settimane fa, che cercavo il punto giusto per attraversare, così da trovare dall’altra parte della strada la fermata della navetta. Lei però voleva farmi attraversare prima, io invece avevo visto una navetta arrivare, anche se non era quella che dovevamo prendere noi, ma volevo usarla come punto di riferimento. Alla fine ho aspettato che non passasse nessuno e ho attraversato. Pochi secondi dopo è arrivata la navetta che serviva a noi, e non sapevo che fare, perché non sapevo qual era la direzione da prendere, visto che ce ne erano due ferme. Così abbiamo deciso di andare su quella che era davanti a noi. Lei è saltata su e io ho chiesto quale navetta fosse, ed era quella che ci serviva! Forse se l’avessi ascoltata avrei attraversato prima, così quando sarebbe arrivata la navetta giusta riuscivo a trovarla senza prima stare lì a pensare ed entrare in panico.

Così continuo a ringraziarti perché con te ho scoperto quant’è bello girare da sola in piena autonomia senza stare lì in piena concentrazione, a farmi venire il mal di testa; con te Road mi sembra di vedere perché non devo preoccuparmi di gradini e ostacoli; perché a molte cose pensi tu con i tuoi splendidi occhi gialli, come dicono a Scandicci, e mi eviti sicuramente molti pericoli; sei buffissima quando in facoltà scodinzoli solo per ricevere attenzioni; sei ancora più buffa perché ancheggi come una modella e fai ridere tutti, compresa me; perché quando ti chiamo che passeggiamo, la prima cosa che fai è girarti col muso all’in su e mi guardi, scodinzolando. La tua gioia la porto sempre con me, e mi chiedo se potrai mai essere eterna, immortale.

Anche il secondo colloquio a Scandicci è andato alla grande, dicono che siamo migliorate, che siamo sempre state in simbiosi ma che lo siamo sempre di più.

Ora io mi chiedo: ma io faccio lo stesso per te? Ti do il meglio? Ti do la gioia che vorresti? Ti senti sempre felice con me?

Io spero di sì, perché è ciò che mi dimostri e che mi hai dimostrato finora.

Continua così mia splendida Rodina, e insieme faremo tanta strada.

Ti mando un mega abbraccio che ti avvolge e ti coccola, come le cose che piacciono a te per dormire – visto che dormi spesso sul divano e sul letto o nella tua cuccia ovale tutta morbida – e ti chiedo di continuare a fare tutto quello che fai per me, e io cercherò di fare altrettanto anche se sicuramente non sarò mai brava quanto lo sei tu.

 

Vale e Road

 

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